Il Sapporo International Art Festival (SIAF) presenta ogni tre anni opere d’arte da tutto il mondo. È stato lanciato nel 2014 e la seconda edizione si è svolta nel 2017.
L’edizione 2024 è programmata dal 20 gennaio al 25 febbraio 2024 con il tema “Last snow”.
L’Italia partecipa alla manifestazione con il collettivo The Invisible Mountain.
The Invisible Mountain
The Invisible Mountain è un collettivo artistico fondato nel 2020 a Berlino da Katharina Fleck e Giovanni Betti.
La loro pratica professionale e artistica si concentra sull’impatto ambientale degli interventi costruttivi umani. Partendo dalla constatazione che fin dagli inizi dell’Antropocene la distinzione tra ambiente naturale e ambiente costruito è praticamente scomparsa, il loro lavoro esplora questo confine sfumato e affronta temi come la perdita, l’impermanenza e la trasformazione del paesaggio.
Nell’Antropocene non esiste più la natura, solo l’architettura.
Katharina Fleck
Katharina Fleck è un’architetto con oltre 15 anni di esperienza internazionale, con studi in Germania e Austria e esperienze lavorative a Johannesburg, Tenerife, Londra e Berlino. Ha collaborato con studi di architettura di fama mondiale, tra cui Foster and Partners e Sauerbruch Hutton. Il suo portfolio spazia dalla progettazione di centri comunitari nelle baraccopoli a progetti di case compatte (Micro Compact Homes) fino alla partecipazione al progetto dell’Aeroporto Internazionale di Kuwait.
Giovanni Betti
Giovanni Betti è un architetto innovativo con una vasta esperienza trasversale rispetto ai confini tradizionali della disciplina. La sua carriera comprende progetti iconici come Masdar City e Apple Park. Tra il 2020 e il 2022 è stato Professore presso il Dipartimento di Architettura della University of California Berkeley. Dal 2023, è Professore ospite di Progettazione Sperimentale Digitale presso l’Universität der Künste di Berlino. Si è occupato di progettazione sostenibile e computazionale presso Foster and Partners, per poi passare allo studio HENN Architects a Berlino, anche qui con un ruolo chiave nella sostenibilità.
L’installazione
Nella montagnosa regione italiana del Trentino viene fatto ogni anno uno sforzo immane per preservare il ghiacciaio della Presena dai cambiamenti climatici: dal 2008 il ghiacciaio viene coperto con grandi tessuti industriali, per impedire che si fonda a causa dell’aumento delle temperature. Questo sforzo non è motivato in primo luogo dalla volontà di proteggere l’ambiente. Ciò che viene coperto è soprattutto una pista da sci, così da permettere alla stagione di iniziare prima e durare più a lungo. L’area interessata è cresciuta man mano fino a 100.000 metri quadrati, e per la sua copertura si utilizzano tessuti derivati dal petrolio.
L’installazione “The Invisible Mountain” esplora questa sfida complessa. Dal ghiacciaio della Presena è stata recuperata una porzione di questo tessuto, di circa 16 metri di lunghezza per 6 metri di larghezza, che viene drappeggiata nella forma della montagna che cerca di salvare, tragicamente destinata a scomparire.
Completa l’installazione una serie di 6 stampe digitali di grande formato, “Paesaggi Iridescenti”. La topografia è convenzionalmente rappresentata attraverso curve di livello. Queste sezioni orizzontali ideali della topografia rappresentano la stabilità della topografia, che evolve lentamente. Ma come rappresentiamo una topografia che invece si sta sciogliendo e cambiando rapidamente? Queste stampe iridescenti esplorano rappresentazioni topografiche alternative seguendo le linee di pendenza della topografia stessa, quelle linee che anche il ghiaccio che si scioglie e l’acqua corrente seguiranno.